Che ci sia un’emergenza lupo in Italia o, più specificamente, ad Arezzo? No, non c’è nessuna emergenza. Ma se si chiama “Emergenza Lupo Arezzo” e si lancia un’operazione dal nome altisonante come “Wolf Alert”, allora l’allarmismo è servito su un piatto d’argento. Cacciatori, politici locali, cittadini timorosi e chi più ne ha, più ne metta: tutti pronti a scendere in campo con torce e forconi virtuali contro un animale che, a detta della scienza, non rappresenta un pericolo per l’uomo. Ma, si sa, quando la paura si trasforma in propaganda, la verità diventa un dettaglio trascurabile.
Il monitoraggio del lupo è fondamentale, nessuno lo nega. Ma quando si traveste un’operazione di raccolta dati con una campagna di puro terrorismo psicologico, allora bisogna porsi delle domande. “Un branco di otto lupi avvistato a pochi passi dall’abitato” suona come una scena di un horror di serie B, ma la realtà è ben diversa. Il lupo è un animale schivo, che si avvicina ai centri abitati solo per cause ben precise: riduzione degli spazi naturali, abbondanza di cibo facile (leggasi rifiuti e animali domestici incustoditi), disturbo causato dall’uomo. Ma, attenzione, non è il lupo ad aver invaso le città, sono le città che hanno invaso il suo territorio. Dettaglio scomodo, ma innegabile.
Nel frattempo, mentre il comitato “Emergenza Lupo” raccoglie segnalazioni con un fervore degno di un’inquisizione medievale, il fronte opposto – scienziati, ambientalisti, esperti di fauna selvatica – cerca disperatamente di riportare il dibattito su un piano razionale. Il lupo è una specie protetta da direttive europee e leggi nazionali, il suo ruolo nell’ecosistema è cruciale, e i dati dimostrano che gli attacchi all’uomo sono praticamente inesistenti. Eppure, sui giornali continuano a campeggiare titoli che sembrano usciti da un bollettino di guerra: “Allarme lupi!”, “Branco vicino alle case!”, “Cittadini impauriti!”. Il tutto condito da immagini e testimonianze che alimentano un panico ingiustificato.
Ma perché questo accanimento? La risposta è semplice: la paura vende. La paura mobilita. La paura può perfino giustificare richieste di abbattimenti, deroghe alle leggi di protezione, finanziamenti per fantomatici progetti di contenimento. E così, il lupo diventa il perfetto capro espiatorio di un mondo che ha perso il contatto con la natura, preferendo la narrativa della minaccia alla realtà scientifica.
La verità, però, è testarda. I lupi non sono il problema. Il problema è un’informazione scorretta, faziosa, costruita su paure irrazionali e interessi nascosti. Il problema è una politica che preferisce cavalcare il panico invece di educare alla convivenza. Il problema è un paese in cui un animale simbolo della biodiversità viene demonizzato per motivi che nulla hanno a che fare con la sicurezza reale.
Se vogliamo davvero affrontare la questione in modo serio, smettiamola con la caccia alle streghe (o ai lupi) e iniziamo a parlare di soluzioni basate sui fatti: gestione responsabile della fauna, educazione ambientale, prevenzione dei conflitti tra uomo e animali selvatici. Il resto è solo rumore, propaganda e un copione già visto. E, francamente, anche piuttosto noioso.
“Homo homini lupus”
Sono pienamente d’ accordo..
Approfitto per segnalare al Comitato anche l’on. Maurizio Lupi…se potessero fare qualcosa…
Non dimentichiamoli … Alberto Lupo e Lupo Alberto