La situazione del mercato librario italiano ha un che di paradossale. Il nostro Paese vanta decine di premi letterari, un numero sterminato di presentazioni di libri e innumerevoli fiere e festival dedicati alla lettura. Verrebbe da pensare che ciò si traduca in un mercato florido, e invece la realtà racconta una storia ben diversa: molte persone partecipano a questi eventi, ma poi si “dimenticano” di acquistare e leggere i libri.
Questa crisi impone una riflessione a più livelli. Gli editori dovrebbero riconsiderare le loro scelte editoriali, evitando di pubblicare opere che spesso restano invendute o registrano vendite minime, persino quando vengono presentate come “best seller”. Anche gli scrittori, o aspiranti tali, dovrebbero interrogarsi sulla qualità e sulla necessità della loro produzione: il numero di autori sembra superare quello dei lettori, un segnale che dovrebbe far riflettere.
Infine, gli italiani dovrebbero rivedere il loro rapporto con la lettura. Leggere non è una perdita di tempo, ma un investimento culturale e personale. Un buon punto di partenza potrebbe essere riscoprire i grandi classici, spesso scritti con una qualità superiore rispetto a molte pubblicazioni contemporanee.