Alla scoperta degli anni ’50

Il gossip di Cesare Fracassi
Un viaggio nostalgico tra le strade, i palazzi e i ricordi di un'Arezzo che fu, quando la città si mescolava alla campagna e ogni angolo raccontava una storia

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Tra pietre rotte e sconnesse, partiva il nostro giro d’Italia con i tappini intorno al quadrilatero di via Crispi, via Guadagnoli, via Niccolò Aretino e via Margaritone. Poi aprirono l’Anfiteatro.
Un muro in pietra grigia cementizia, che sostituiva una vecchia rete, piantarono dei cipressi perimetrali e dei deboli pini difesi da gabbie di legno verniciate di verde, come erano quelle per i lecci di piazza G. Monaco, a destra e a sinistra di quelli del viale d’ingresso che c’erano già. Successivamente fecero un cesso, poco utilizzato e sempre sporco.

Ancora molte vie non erano asfaltate: via Pietro Aretino, via Assab, via Guadagnoli, via Petrarca. Il Castro era scoperto fino all’inizio dei giardini dietro lo stabile delle Suore di Sant’Agostino, e la copertura finiva poco dopo il passo per le Caserme, ora uscita Piazza Fanfani.
Il Castro era il confine di noi ragazzi, quelli di sopra e quelli di sotto, come i ragazzi della via Paal che ancora non avevano girato (1969). Anche noi, fionde, sassate, frecce e fustigazioni con ortica. Poi la Domenica tutti amici, anzi vi erano alcuni nemici che venivano a prendere il latte con il pane abbrustolito da noi, salvo che nel 1955, anno della mia prima comunione, quando uno straniero, mio cugino di Terontola, fu spintonato e cadde in una casa diroccata sull’argine sud del Castro, e si ruppe un braccio…

Vi erano in via Crispi altre tre case bombardate: le “Capannucce”, una piastellata per essere stata utilizzata come dancing per le truppe alleate di occupazione, e quella vicino al palazzo Bianconi, dove poi era il Bar Magi. Infine, la terza recintata da una fatiscente rete, dove riuscimmo a fornirci di tubi di piombo, che ci servirono per farci una doccia rudimentale in campagna. Continua a leggere

Piazza G. Monaco e Via Petrarca negli Anni ’50
Ai lati delle 4 vie che giungono in piazza G. Monaco c’erano i 4 palazzi più o meno gemelli, dove poi fu fatto in uno l’Hotel Continentale, accanto a dove vi è ora il palazzo dell’Inail. C’erano i vecchi, in disuso, bagni pubblici e dall’altra parte il palazzo Santini, a destra del Continentale. Tra i gemelli, lo stabile dell’Ina Assicurazioni…

VIA PETRARCA

Quello che poi mi dava particolari sensazioni era andare verso via Petrarca, dopo il garage della Lancia del Basagni. Dall’altra parte trovavamo la sede e i magazzini della Selt Valdarno con la ciminiera. Sulla sinistra, dopo via Marconi fino su, quasi al palazzo Rosa di Poggio del Sole, una centrale elettrica. Poi in fondo, due palazzi residenziali e una lunga palazzina con elettrauto e una officina per mezzi pesanti. Di fronte, la vecchia laniera con la sua ciminiera, poi un campo in angolo dove successivamente fecero l’ufficio dell’Entrate e del Registro, con di fronte il bastione della fabbrica Bastanzetti. Poi il Castro, dopo una breve copertura, riappariva con una piccola cascata fino alla zona delle Fornaci Martini e Bisaccioni, con le relative buche e davanti la zona distrutta della Agil, dove è ora l’Istituto Tecnico Industriale.

Questa zona, tra il Castro e il Vingone, è sempre stata ricca di sabbione, necessario per la produzione di laterizi, già dai tempi dei romani, “l’orciolaia”… Ma dove era il centro!??Continua a leggere

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