17.1 C
Comune di Arezzo
domenica, Aprile 27, 2025
HomeBlogsSpettri e coccodrilli

Spettri e coccodrilli

Il gossip di Cesare Fracassi
Un incubo tra spiriti e rettili, un'isola infestata e un risveglio inaspettato

-

**Capitolo I**
Sentivo dei rumori, come uno spostare di sedie e un trum-trum continuo. Speravo che qualcuno mi dicesse cosa stesse accadendo, quando all’improvviso un treno sembrò giungere dritto contro di me…

Ero a conoscenza di storie su spiriti maligni, sui loro rumori sinistri e sulla loro presenza nelle congregazioni, intenti a tessere malefici contro qualcuno. Pertanto, vi avverto: tenete i vostri capelli tagliati dal barbiere, come fece il mio Tommaso quando, all’età di due anni e mezzo, gli rasarono per la prima volta i suoi riccioli d’oro in Piazza Giotto. E soprattutto, non date mai a nessuno le vostre unghie tagliate, specialmente quelle dei piedi!

In casa ho amici silenziosi: una pianta che ormai è diventata un albero nel tinello, con i suoi sessant’anni, accompagnata da due prolifiche piante grasse di quindici anni e alcune verdi idrovore, che ho fatto crescere fino a formare un intero arco nella stanza. A volte sono i miei interlocutori, ma al comparire del treno non potei chiedere aiuto a loro, né al mio intimo amico, il frigorifero.

Mi buttai nell’acqua di un fiume, di un blu scuro, non limpida ma neanche torbida. Qui trovai una specie di zattera e mi lasciai trasportare dalla corrente, tenendo i piedi a mollo. Fu allora che vidi avvicinarsi la “groppa” di un coccodrillo…

La sua enorme bocca stava per afferrare il mio piede tra le possenti mandibole. Avrà pensato fosse uno zampone di maiale, con tutto il salame che ho mangiato in vita mia! Ma con prontezza di riflessi gli sferrai un calcio sul muso, colpendo le due narici prominenti. Si allontanò, fortunatamente, mentre la corrente mi portava vicino a un’isola.

Mi gettai in acqua e, con poche bracciate, raggiunsi la riva. L’isola, un tempo abitata, mostrava i resti di strutture agricole e un’abitazione in rovina. I campi sembravano abbandonati da decenni. Dal fiume, altri coccodrilli emergevano lentamente. Un gruppo di persone, forse naufraghi come me, correva in preda al panico, cercando rifugi improvvisati per sfuggire ai rettili.

**Capitolo II**
Due ragazzi, due donne e un uomo adulto salirono al secondo piano di una casa e si rinchiusero dentro. Il primo piano era ormai privo di porta d’ingresso, con gli infissi divelti e fatiscenti. Provai anch’io a raggiungere il piano superiore, ma l’unica porta si richiuse davanti a me proprio mentre un coccodrillo di quattro metri arrancava su per le scale.

Non mi persi d’animo: saltai come un ragazzino, mi aggrappai allo scorrimano e mi lasciai scivolare giù. Il rettile tentò di girarsi, ma sbatté il muso sulla ringhiera di ferro, scalciando il muro con la coda. Fuggii, ma altri coccodrilli avanzavano dal fiume, serpeggiando con le code e le teste protese verso di me.

La giornata stava per finire e il buio forse sarebbe stato la mia salvezza. Senza pensarci, mi arrampicai su un albero vicino alla casa. Proprio mentre un coccodrillo stava per raggiungermi, trovai riparo tra i rami a due metri e mezzo d’altezza. Guardando sopra di me, vidi un uomo sulla sessantina, legato a un ramo con una corda logora.

“Chi sei?! Cosa succede?! Dove siamo?! Perché ci sono così tanti coccodrilli?!” domandai allo sconosciuto. Guardandolo bene, vidi che aveva una ferita alla gamba, i pantaloni strappati, la barba lunga e la camicia sporca e male abbottonata. “I don’t know… I also found myself on this island!” mi rispose.

Dopo un po’ di fatica, riuscimmo a comunicare. Scoprii che era un inglese di York. Anche lui si era ritrovato su quell’isola misteriosa mentre era a casa sua, a dormire con la moglie. Un coccodrillo aveva sbranato la donna e, nel tentativo di salvarla, lui era stato ferito alla gamba da un piccolo rettile. Non aveva potuto fare nulla per Miriam, sua moglie. Si era arrampicato su quell’albero e, con una vecchia corda, si era legato ai rami per non cadere. Erano due giorni che stava così…

 **Capitolo III**
Il povero uomo legato al ramo mi faceva pena. Non mangiava da due giorni. Aspettai tutta la notte e, alle prime luci dell’alba, quando i coccodrilli iniziano a riposare al sole, scesi rapidamente dall’albero e corsi verso un annesso agricolo vicino alla casa. Era un vecchio stalletto per maiali, dove avevo visto rifugiarsi due ragazzi.

Attraversando la distanza tra l’albero e lo stalletto, vidi il corpo straziato di una donna anziana…

“Svelto, entra!” mi incitarono i ragazzi con voce strozzata. Mi precipitai dentro e chiusero la porta di legno, che già mostrava i segni di un morso feroce. Dentro avevano un piccolo arsenale: fascine di granturco, filo di ferro e attrezzi agricoli.

Appena entrato, mi tornò in mente un film in cui esperti di guerriglia e sopravvivenza venivano scaraventati su un pianeta usato come riserva di caccia da una specie aliena.

 **Capitolo IV**
I due ragazzi, Graziano e Marino, esperti in fionde e trappole, prepararono un lazzo con il filo di ferro e attesero che un coccodrillo infilasse il muso nella porta socchiusa. Uno dei più grossi cadde nella trappola: bloccato alla mascella, tentò di divellere la porta con scossoni furiosi. Marino avvolse rapidamente il muso con giri e giri di filo, serrandolo con forza.

La bestia si dimenava, ma Graziano, con un colpo di genio, accese una fascina di granturco imbevuta di trielina e gliela infilò a forza nelle fauci semiaperte. L’animale esplose con un fragoroso schianto di carne e corazza.

Come tutti i rettili, alla morte di uno, gli altri fuggirono rapidamente nel fiume. Finalmente, uscimmo dai rifugi. Altri cinque sopravvissuti scesero dagli alberi, ma il povero inglese era morto di stenti.

Fu allora che una donna, dall’aspetto strano, quasi animalesco, si avvicinò con un uomo ben vestito e ci disse: “Venite a riferire in parlamento!”

Mi svegliai di soprassalto. Era sabato mattina. Avevo dormito fino alle dieci.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
- Advertisment -
clickandfly dervizi foto video con drone o senza per agriturismi cantine

Dello stesso autore

Sostieni L'Ortica

Un gesto per coltivare l'informazione libera.
Sostenere l'Ortica significa dare valore al giornalismo indipendente.
Con una donazione puoi contribuire concretamente al nostro impegno nel fornire notizie senza condizionamenti.
Ogni piccolo sostegno conta: unisciti a noi nella nostra missione per un'informazione libera e imparziale.
Grazie per il tuo sostegno prezioso.
Dona con Paypal