Il ritorno di Luca da Ambra, dove si era recato per fabbricare zoccoli per una famiglia di contadini, era dovuto alla necessità di rifornirsi di semenze. Tuttavia, trovando Luigino, il ricco e nobile Bacci, assorto nella contemplazione della bella modella Margherita (detta Tita) Bonci tra le colonne marmoree, decise di cambiare vita e si arruolò nelle milizie mercenarie dell’epoca.
Dopo un lungo periodo di guerre tra le città-stato e i conflitti interni tra famiglie potenti, gli scontri si ampliarono fino a coinvolgere intere dinastie. La contesa tra Beatrice d’Este e Isabella d’Aragona per il Ducato di Milano accese ulteriormente gli animi, mettendo in gioco Ludovico Sforza, marito della prima, e Alfonso di Aragona, padre della seconda. In questo clima ostile, nel 1494, Carlo VIII di Francia marciò sull’Italia per rivendicare la successione al Regno di Napoli, ma una lega tra Venezia, Milano, Spagna, Inghilterra e Massimiliano d’Asburgo riuscì a respingerlo prima in Piemonte e poi oltre le Alpi. Tuttavia, le milizie mercenarie continuarono a contendersi territori, confini e dazi. Fu proprio in una di queste compagnie che si inserì Luca, padre di Pietro l’Aretino, dopo aver scoperto l’infedeltà della moglie.
Quanto a Margherita, la sua bellezza era tale che molti pittori dell’epoca la scelsero come modella per le loro opere. Luca, invece, era un uomo alto e robusto, caratteristiche che gli valsero facilmente un ingaggio come soldato.
Arruolatosi tra le milizie mercenarie al soldo degli Sforza, il 6 aprile 1498, nei pressi di Piacenza, il suo cavallo lo disarcionò facendolo cadere in un fossato. Il freddo e l’umidità gli causarono una tosse persistente, aggravata da una nevicata improvvisa sui colli della Val Trebbia. Per evitare di contagiare gli altri soldati, fu congedato e decise di curarsi sulla costa ligure, stabilendosi a Sestri Levante in una locanda chiamata “La Cozza Nera”.
La locanda era gestita dalla famiglia di Bigio, un marinaio di una nave spagnola che commerciava lungo le coste atlantiche dell’Africa. Tornava raramente a casa, ma in uno dei suoi viaggi aveva portato con sé un baule pieno di nacchere, due corna d’elefante e una giovane donna africana. Sua moglie, Marina, tentò inizialmente di schiarire la pelle della ragazza con la pomice, ma poi si rassegnò e le insegnò a servire ai tavoli. Il nome della ragazza divenne “Porta”, poiché i clienti della locanda la chiamavano ripetutamente: “Porta, portami una brocca di vino!”, “Porta, portami un coscio di pollo!”. Tuttavia, quando il vento soffiava forte e qualcuno ordinava di chiudere la porta, lei si smarriva, incapace di capire se il comando fosse rivolto a lei o alla porta della locanda.
L’Incontro
Stabilitosi alla “Cozza Nera”, Luca si rese conto che il mestiere di calzolaio non gli avrebbe garantito il sostentamento: la gente di mare era sempre scalza, d’estate come d’inverno. Decise allora di dedicarsi alla cura dei piedi e alla rimozione dei calli. Anche Porta aveva i suoi problemi ai piedi, e Luca si offrì di tagliarle le unghie in cambio di porzioni di cibo più abbondanti.
Un giorno, mentre sedeva su una panca e Porta era seduta sul bordo di un tavolo, lei gli porse il piede. Sollevando la gonna per osservare meglio l’opera della sua cesoia, Luca capì finalmente perché la locanda si chiamava “La Cozza Nera”: era nera solo nel guscio…
Tra i due nacque una forte attrazione, priva di sentimenti profondi ma ricca di complicità e di giochi sensuali alla scoperta reciproca dei loro corpi. La straordinaria agilità muscolare di Porta regalò a Luca momenti di puro piacere, tanto che la sua tosse si placò e le sue forze da combattente tornarono. Rinfrancato, riprese la via delle armi e tornò ad Arezzo con il denaro necessario per assicurarsi una vecchiaia serena.
Visse fino a 85 anni, un’età eccezionale per l’epoca, e raccontava a chiunque volesse ascoltarlo che il segreto della sua longevità era stato merito di quella Cozza Nera!