La diatriba che sfociò nei contrasti armati tra Guelfi e Ghibellini ad Arezzo ebbe come protagonisti i Tarlati, schierati con i Ghibellini, e i Bostoli, appartenenti alla fazione Guelfa. In un primo momento, la potente famiglia degli Ubertini rimase neutrale, ma dopo la battaglia di Montaperti del 1260 si schierò con i Ghibellini.
La battaglia di Montaperti, combattuta tra Siena ghibellina e Firenze guelfa, fu incerta per gran parte della mattinata, con pesanti perdite da entrambe le parti, tanto che si dice che l’Archiano si tinse di rosso per il sangue versato. La svolta arrivò quando cento cavalieri aretini, guidati da Federico Novello, conte di Ortignano Raggiolo, giunsero sul campo con i loro gonfaloni al vento (riferimento alla Colonna del Grillo). Alla vista di questi temibili guerrieri, i Fiorentini, consci della loro abilità in battaglia, deposero le armi e si ritirarono.
Dopo la vittoria, i Tarlati riuscirono a espellere i Bostoli da Arezzo. Uno di loro, Alberto Bostoli, trovò rifugio presso Firenze e gli Estensi di Ferrara, ottenendo il titolo di Podestà di Reggio Emilia. Tuttavia, nel 1287 fu cacciato anche da lì. Suo figlio Fumo – da cui, secondo alcune teorie, deriverebbe il termine “fumino” per indicare una persona attaccabrighe – iniziò a compiere razzie nel Casentino. Durante una di queste scorrerie, intorno al 1290, assassinò nei pressi di Bibbiena proprio Federico Novello Guidi.
La morte di Federico lasciò orfani molti dei suoi figli, nati sia da nobildonne che da donne del contado. Il condottiero, descritto come un combattente imponente, portava sempre con sé una lancia, pronto alla battaglia.
Per quanto riguarda i Bostoli, secondo una leggenda o forse una verità storica, un loro condottiero a Campaldino (1289) rapì il figlio di Ippolita degli Azzi, ma venne poi ucciso dalla donna, che lo ingannò con una falsa promessa di resa. Dopo anni di lotte, nel 1311, i Bostoli si riconciliarono con i Tarlati e vennero riammessi ad Arezzo, tornando a vivere in pace. E, almeno nella narrazione popolare, festeggiarono l’evento con un bel taglio di salame e un buon bicchiere di vino.
A colorarsi di rosso è l’Arbia:
Divina Commedia – Inferno X 86;
in riva all’Archiano muore Bonconte:
Divina Commedia – Purgatorio V 95.