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Sanità aretina: meno repressione, più diritti e tutele per fermare le aggressioni

Sanità pubblica sotto pressione: il personale aggredito paga il prezzo del sistema che non regge

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Aggressioni al personale sanitario: nel 2024 quasi 200 casi nella sola provincia di Arezzo. La Fp Cgil: servono assunzioni, meno burocrazia e più tutele, non pene più dure.

Nel 2024, nella Asl Toscana Sud Est, sono state registrate 191 aggressioni contro operatori sanitari. Quasi la metà – 91 casi – si sono verificati nella provincia di Arezzo. Numeri ancora alti, anche se in lieve calo rispetto ai 229 episodi del 2023. Gli infermieri restano la categoria più colpita (123 aggressioni), seguiti da medici (32), operatori socio-sanitari (15) e tecnici sanitari (10). Ma nessuna figura professionale è davvero al sicuro: nella lista figurano anche assistenti sociali, ostetriche, personale amministrativo.

“Le aggressioni sono lo specchio delle falle della sanità pubblica – afferma Gabriella Petteruti, dirigente della Fp Cgil –. I numeri non bastano a spiegare il malessere diffuso, ma lanciano un segnale d’allarme. Ricerche del Censis e dati Inail indicano come cause principali la cronica carenza di personale, un’organizzazione inefficace e una burocrazia paralizzante. Il disagio di chi lavora nella sanità è lo stesso che vivono i cittadini che ne usufruiscono”.

In vista delle elezioni per il rinnovo delle Rsu (14-16 aprile), la Fp Cgil ha posto la sicurezza al centro del confronto con i lavoratori. Gli aventi diritto al voto nella Asl Tse sono oltre 9.500.

“Pensare che le aggressioni siano solo una questione di ordine pubblico è un errore – commenta Antonia Bosco, infermiera dell’ospedale della Fratta e candidata Fp Cgil –. Il personale sanitario si trova spesso a raccogliere le frustrazioni di un sistema che non funziona. Per questo serve investire su condizioni di lavoro dignitose, riconoscimenti adeguati e servizi migliori per i cittadini”.

La Fp Cgil critica anche l’ultima proposta di rinnovo contrattuale del Governo, che lega l’aumento salariale a un maggiore carico di lavoro. “Si punta tutto su straordinari e reperibilità, con detassazioni mirate solo a una parte del personale, lasciando irrisolti i nodi strutturali del sistema”, sottolinea Petteruti.

Netta la posizione anche sulla cosiddetta “settimana corta”: “In realtà si tratta di comprimere le 36 ore in quattro giorni – prosegue –. Un modello che rischia di rendere ancora più insostenibili i turni e aggravare le criticità esistenti”.

Quanto al recente Decreto Legislativo 137/2024, che inasprisce le pene contro chi aggredisce il personale sanitario, la Fp Cgil lo considera un segnale di debolezza. “Punire di più non basta. Occorre un piano straordinario di assunzioni, una riorganizzazione concreta del lavoro e una drastica riduzione della burocrazia. Solo così si proteggeranno davvero lavoratori e cittadini”.

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