Un’azione senza precedenti è stata avviata da ISDE (Medici per l’Ambiente), ADiC, Movimento Consumatori e Medicina Democratica per richiamare l’attenzione sulla possibile contaminazione da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nei presidi antincendio italiani. Le quattro associazioni hanno infatti presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Arezzo, estendendolo poi ad altre 35 Procure sul territorio nazionale, con l’obiettivo di sollecitare verifiche approfondite sull’utilizzo di schiumogeni contenenti PFOA – una delle sostanze PFAS più pericolose – durante le esercitazioni dei Vigili del Fuoco.
L’iniziativa nasce anche a seguito della mobilitazione dei familiari di tre vigili del fuoco del comando di Arezzo, deceduti nell’arco di meno di due anni a causa di glioblastoma, una forma aggressiva di tumore cerebrale. Episodi tragici che hanno sollevato dubbi inquietanti sul possibile legame tra esposizione a sostanze tossiche e insorgenza di gravi patologie tra gli operatori del soccorso.
Con l’esposto, le associazioni chiedono che vengano effettuati accertamenti sanitari sui Vigili del Fuoco, analisi ambientali nei 36 presidi antincendio interessati e l’avvio urgente di un’indagine epidemiologica a livello nazionale.
Un ulteriore punto critico sollevato riguarda il possibile impiego continuato di PFOA, nonostante il divieto stabilito dal Regolamento europeo 2020/784. Se confermato, si tratterebbe di una violazione che potrebbe aver esposto a rischi non solo i professionisti del soccorso, ma anche la popolazione nelle aree circostanti.
Le organizzazioni firmatarie dell’esposto chiedono infine al Governo un intervento normativo deciso: una legge nazionale che vieti in modo definitivo l’uso industriale dei PFAS, accompagnata da un piano di bonifiche e investimenti nella ricerca di alternative sicure.
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