Alla morte dell’imperatore Enrico V, nel Basso Medioevo, precisamente nel 1125, scoppiò una lotta per la corona imperiale tra i signori tedeschi di Welfen e gli Hohenstaufen di Waiblingen. Nel 1131 fu nominato Lotario di Welfen, ma alla sua morte non fu confermato il suo legittimo successore, Enrico il Superbo, bensì fu eletto Corrado III, vicino alla fazione di Waiblingen. Nel 1140 avvenne una grande battaglia.
In Italia, intanto, il Papato era in attrito con il regno di Manfredi, re di Sicilia. C’era chi appoggiava il potere temporale della Chiesa di Roma e chi invece sosteneva quello imperiale.
A Firenze, secondo la leggenda, la divisione tra Guelfi e Ghibellini nacque nel 1216 quando un Buondelmonte dei Buondelmonti sposò una Donati invece della promessa sposa Amidei…
E cosa c’entrano gli Stati Uniti e la Cina, vi chiederete!? Ebbene, come nel Medioevo, anche oggi assistiamo alla frammentazione del potere: manca un’autorità unica fiscale, militare e monetaria. Allora nacquero i “dazi” e le “dogane”, oggi tornano sotto altre forme.
Il nostro Arezzo, inizialmente non schierato, si trovò nella necessità di coniare una propria moneta – il “grosso” d’argento – per evitare il depauperamento causato dalle città vicine. Un po’ come accade oggi in alcune zone dell’Africa centrale con l’utilizzo del “franco”.
Oggi, su circa 34 mila miliardi di dollari di debito statunitense, l’80% è detenuto da fondi o banche americane, mentre il restante 20% è in mano estera. Di questo, circa 2000 miliardi sono in possesso di investitori europei, 1000 miliardi in Cina e poco più di 1000 in Giappone.
Alla minaccia di dazi lanciata da Trump, molti di questi investitori hanno riversato titoli di debito pubblico sul mercato, portando a un indebolimento del dollaro di circa il 10% rispetto all’euro. È una situazione simile a quella vissuta dall’Italia nel 2011 durante il governo Berlusconi, con una differenza sostanziale: allora i rendimenti dei titoli salirono, oggi sono calati. Questo significa che la domanda è stata superiore all’offerta.
Stanno forse ricomprando il debito stampando dollari!? Forse. Ma un dazio del 25%, con la svalutazione del dollaro, diventa un 35%. In una futura trattativa commerciale, questo potrebbe costituire un “paracadute” del 10% — e magari anche trattabile.
Da un punto di vista di macropolitica economica e commerciale, oggi sei “guelfo” se sostieni i rapporti con la Cina, o “ghibellino” se vuoi un mercato autarchico occidentale — o viceversa. Ma noi europei, senza una politica comune e con contrasti interni, rischiamo di diventare vassalli di uno dei due contendenti. A meno che la Russia di Putin non offra energia e mercato… ma con la guerra in corso, sembra poco plausibile.
Per l’energia, il nucleare potrebbe essere una soluzione. E il mercato? Forse lo possiamo trovare in altre parti del mondo!?