Si è difeso per oltre tre ore in aula Alberto Rigotti, unico condannato nel processo per il crac di Banca Etruria, chiedendo alla Corte d’appello di Firenze l’assoluzione o la riforma della sentenza che nel 2021 lo ha condannato a 6 anni per bancarotta fraudolenta. A differenza degli altri 22 imputati – assolti perché “il fatto non sussiste” – per Rigotti il tribunale di Arezzo aveva ritenuto provate le responsabilità in alcune operazioni finanziarie considerate dolose e in conflitto di interesse.
Ex consigliere dell’istituto su nomina di Elio Faralli, Rigotti ha respinto ogni accusa, difendendo la correttezza del proprio operato. Tuttavia, l’accusa gli contesta un ruolo centrale nella concessione di finanziamenti ad alto rischio, tra cui quelli al gruppo ABM Network (15 milioni di euro), ritenuti causa diretta del dissesto. In appello, molti capi d’imputazione risultano ormai prescritti, ma restano in piedi le contestazioni più gravi.
La decisione definitiva è attesa per il 10 luglio. Intanto, resta alta l’attenzione su uno dei più discussi fallimenti bancari italiani, che nel 2015 portò alla liquidazione dell’istituto, lasciando gravi perdite per investitori e risparmiatori.