In questi giorni di Pasqua desidero scrivere sul ruolo nutrizionale e simbolico del cibo nella Bibbia. Tutto a Pasqua ha un valore simbolico, in particolare il cibo, che ricorda quello della Bibbia.
Quando una persona mangia, compie una operazione semplice e piacevole, in apparenza tesa solo allo scopo di conservare la vita e l’ integrità biologica-funzionale al proprio organismo.
Di fatto, celebra un rito complesso del quale padroneggia solo pochi elementi.
Si mangia per necessità e abitudine seguendo mode e tradizioni, ma ci si allontana sempre più dal significato sacro e simbolico dell’ atto alimentare.
Consumare un pasto è ormai operazione meccanica, priva degli antichi contenuti.
Si è inconsapevoli dei motivi che spingono a banchettare a Natale e a Pasqua.
Nella società della abbondanza alimentare, mangiare è diventato un atto solitario, marginale.
Il risultato di questa ‘disattenzione’ diffusa è davanti a tutti.
Recuperare il valore simbolico, storico e medico dell’ alimentazione in questi giorni è una scelta di cultura di vita e di medicina preventiva.
CAINO e ABELE: popoli nomadi e popoli agricoli
La Bibbia si apre con il mito di Caino e Abele.
“Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso.
Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta” (Genesi 4, I-4).
Il mito biblico che narra le gesta dei due fratelli nasconde, al di là della lettera, un significato più ampio e tra le righe ci parla di due popoli in guerra tra loro.
Caino è simbolo di coloro che lavorano la terra, agricoltura.
Abele è simbolo dei pastori, allevatori di animali. Il contrato tra popoli agricoltori e popoli nomadi.
Il nome Caino significa “colui che è stabile, fermo”, Abele “colui che va qua e là”.
La contrapposizione economica ed alimentare tra popoli contadini, a prevalente alimentazione di origine vegetale, e popoli pastori con una alimentazione prevalentemente animale, si manifestò anche nella scelta del loro principale animale di sostegno alimentare. I nomadi scelsero la pecora, gli agricoltori preferirono il maiale.
Nella Bibbia la pecora con tutti gli alimenti da essa derivati: agnello, latte, formaggio, fu esaltata, mentre il maiale fu rifiutato.
Tant’ è che nel Levitico c’ è una precisa e netta proibizione del consumo alimentare di carne di maiale. Queste scelte bibliche avevano precise motivazioni ambientali ed economiche, trasformate in prescrizioni dietetiche e in regole relative “al puro e all’ impuro”.
AGNELLO e PANE
Con i suoi primi libri, la Bibbia ha prescritto “una dieta” o meglio uno schema alimentare, dando alla scelta degli alimenti un valore sacro e vitale, non solo nutrizionale.
Nell’ Antico Testamento il pastore predomina sull’ agricoltore, la pecora sul maiale, il cibo di origine animale sul cibo vegetale.
Ma con il Nuovo Testamento il cibo di origine vegetale, prodotto con il lavoro della terra, assumerà un valore reale e simbolico di assoluta priorità, riposizionando la sua “dignità” rispetto al cibo animale.
Il pane d’ orzo spezzato da Gesù Cristo, distribuito nella cena agli Apostoli è il corpo di Cristo, il vino è il suo sangue.
La cena, il mangiare assieme lo stesso cibo è “comunione”, è accettazione e testimonianza di valori condivisi da tutti i partecipanti.
Il vino e il pane sono alimenti di origine vegetale.
Essi diventano “corpo e sangue”, cibo dell’ anima, ma pur sempre anche nel loro valore divino, alimenti non più vegetali.
Inoltre, uscendo dai valori sacri della Bibbia, il cibo vegetale è femminile (tutte le antiche divinità della Terra sono femminili), il cibo di origine animale maschile.
L’ alimentazione umana dove il cibo vegetale-femminile si unisce al cibo animale-maschile è un’ ancestrale e sacra metafora della vita.
Gli Ebrei nel Sinai dopo la loro liberazione dalla schiavitù in Egitto mangiarono MANNA al MATTINO (carboidrati) e QUAGLIE (proteine) alla sera!
Buona Pasqua, una festa cristiana nell’anima e simbolica a tavola!