Il settore del Trasporto Pubblico Locale (TPL) in Toscana, e in particolare nel territorio aretino, continua a versare in una situazione di grave emergenza. Le sigle sindacali di categoria – Cgil, Cisl, Uil, Faisa-Cisal e Ugl – con i rappresentanti Luigi Mori, Luca Attoniti, Alfonso Marzi, Fabrizio Bertocci e Cipriano Paolinelli, denunciano una crisi profonda che investe sia il personale viaggiante che quello addetto alle officine, aggravata da una carenza strutturale di organico e da condizioni lavorative in costante peggioramento.
Le problematiche si inseriscono in un contesto di progressiva esternalizzazione del servizio da parte dell’azienda Autolinee Toscane, che, pur presentando un nuovo piano industriale pluriennale, continua a ridimensionare la propria presenza territoriale, affidandosi sempre più frequentemente a subconcessioni. In vista dell’attivazione dei cosiddetti “lotti deboli” prevista entro la fine del 2025 – come nei casi dei comuni di Subbiano, Capolona, dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino e della Valdichiana aretina-senese – la stessa azienda starebbe valutando di non partecipare alle gare per mancanza di convenienza economica.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla possibilità di esternalizzare, secondo il bando regionale, fino a 17 milioni di chilometri entro il 2032. Una misura che inizialmente doveva fungere da ammortizzatore, ma che appare oggi parte di una strategia mirata al contenimento dei costi, anche a fronte di un incremento regionale annuo di 30 milioni di euro destinati al TPL.
Sul piano operativo, la situazione è al collasso. Gli autisti, in numero insufficiente, sono costretti a turni estenuanti, straordinari continui e ferie negate. Emergono inoltre gravi criticità rispetto alla corretta applicazione delle normative sanitarie previste dal D.L. 88/99 sull’idoneità alla guida. Non mancano i casi di disallineamento tra i giudizi medici dei compartimenti ferroviari e quelli degli operatori privati subappaltatori.
Anche le officine versano in condizioni critiche. Nei depositi mancano figure responsabili, le funzioni sono accorpate in modo confuso e disorganico, e la gestione manutentiva è al limite: mezzi guasti vengono spostati da un deposito all’altro in un tentativo di tamponare le emergenze, mentre le officine esternalizzate non coprono l’intero arco della giornata lavorativa.
Dal punto di vista della sicurezza, infine, si segnala la totale assenza di investimenti strutturali: mancano paratie protettive per gli autisti e sistemi anti-aggressione. Anche la progressiva esternalizzazione del servizio di controllo biglietti ha contribuito a un calo della sicurezza percepita a bordo e a un calo degli introiti da traffico, legato alla mancanza di personale presente sul territorio.
Preoccupano, inoltre, le modalità di applicazione del Regolamento CE 561/2006: secondo le sigle sindacali, alcune tratte superiori ai 50 km verrebbero artificialmente suddivise per rientrare nei limiti normativi, una pratica che solleva dubbi di legittimità e attende chiarimenti ufficiali.
Dal 1° novembre 2021, data di assegnazione del lotto unico, si sono evidenziate numerose frizioni tra Regione Toscana – ente affidatario – e il gestore Autolinee Toscane. Tali divergenze hanno provocato una progressiva disarticolazione del servizio, sia a livello qualitativo che quantitativo, disattendendo le aspettative legate alla riorganizzazione regionale. Emblematico il fallimento del progetto sperimentale della circolare Valtiberina, pensato per migliorare puntualità e regolarità nelle aree marginali.
A fronte dell’assenza di soluzioni concrete, le organizzazioni sindacali hanno deciso di mantenere lo stato di agitazione proclamato il 3 marzo, prorogandolo fino al 30 aprile, in attesa di risposte tangibili e interventi strutturali da parte delle istituzioni e dell’azienda.