Nei primi anni del 1400, di papi ce n’erano addirittura tre: uno a Roma, uno a Pisa e uno ad Avignone. Una situazione paradossale che si era sviluppata dopo quarant’anni di crisi dell’autorità papale, dal 1378 fino al conclave di Costanza, celebrato l’11 novembre 1417.
La crisi era solo l’apice di tensioni che affondavano le radici già nel XII secolo, quando i contrasti tra imperatore e papato avevano diviso le città italiane tra guelfi e ghibellini. Anche il vescovo aretino Guido Tarlati veniva considerato un “antipapa”, vicino all’imperatore che lo aveva incoronato.
Nel pieno del grande scisma d’Occidente, Roma aveva Gregorio XII, Avignone Benedetto XIII, e nel 1409 Pisa cercò di risolvere la crisi eleggendo un terzo papa, Giovanni XXIII. Solo il Concilio di Costanza pose fine alla frammentazione: Gregorio e Giovanni rinunciarono, Benedetto fu deposto, e venne eletto Martino V (Odo Colonna), ristabilendo l’unità della Chiesa.
Allora, come oggi, si potrebbe dire con amarezza: “Se ne fa un altro”. Ma il vero miracolo non è eleggere un nuovo capo, bensì ritrovare un’unità di intenti, costruire una pace reale.
E chissà che oggi, in un contesto internazionale segnato da tensioni e conflitti, non si apra uno spiraglio di speranza. Forse, grazie anche al dialogo e alla diplomazia di Papa Francesco, potremmo assistere a un nuovo “miracolo”, magari persino a una disponibilità inattesa da parte di Putin. Un sogno? Forse. Ma la storia insegna che a volte, anche dopo i periodi più bui, può tornare la luce, che sia il miracolo di Francesco?